LE ORIGINI

In Italia la nascita e l’evoluzione delle bande risalgono all’Ottocento: è nel corso di questo secolo che le bande, oltre al ruolo tradizionalmente collegato alla vita militare, acquistano una connotazione “civile” diventando il principale mezzo di diffusione della musica colta a livello popolare. Questo radicamento si è mantenuto fino ad oggi. Fin dall’antichità, il suono degli strumenti a fiato scandiva momenti della vita militare per ritmare marce e parate o per incitare i soldati in battaglia. Alla fine del medioevo le feste, le giostre e le celebrazioni civili o religiose erano accompagnate da gruppi di strumenti a fiato o percussione. Nel corso dei secoli XVI e XVII fiorisce la tradizione di complessi musicali impiegati per ricorrenze religiose o civili delle città: un esempio a noi vicino geograficamente è il “Concerto Palatino della Signoria”, gruppo di trombe, tromboni e cornette attivo a Bologna nel cinque-seicento. Nella vicina Modena nel XVIII secolo agisce una banda militare dell’esercito estense, a Mirandola viene organizzato il “Battaglione Estense” che utilizza una piccola fanfara di flauti e tamburi.

LA BANDA E LA RIVOLUZIONE FRANCESE

Lo sviluppo delle bande moderne riceve un determinante impulso dagli avvenimenti collegati alla Rivoluzione Francese; le ricorrenze legate alle istituzioni nate dalla Rivoluzione, le celebrazioni e le ricorrenze civili hanno bisogno di un apparato propagandistico che modifichi il concetto di festa aristocratica: la festa popolare ha bisogno di luoghi aperti ed è rivolta a tutte le classi sociali; in questo senso la banda, con le sue sonorità squillanti risulta molto adatta allo scopo, intonando marce, inni patriottici e canti rivoluzionari.La banda moderna nasce quindi con un preciso carattere ancora oggi mantenuto: la festa pubblica, le emozioni collettive, gli ideali condivisi.
Nel 1789 a Parigi nasce la “Banda Militare della Guardia Nazionale” che sarà il modello per successive formazioni bandistiche in Francia e nei paesi toccati dalle conquiste di Napoleone.
La banda napoleonica presenta, inoltre, un risvolto importante: avendo bisogno di molti musicisti, deve collegarsi ad una scuola e così si innesta il connubio tra banda musicale e scuola/formazione musicale popolare.

LA VITA MUSICALE A MIRANDOLA NEL XVII E XVIII SECOLO

La nascita di una banda a Mirandola durante il triennio napoleonico (1796-1799),pur riconducibile agli ideali rinnovatori della Rivoluzione Francese, si collega ad una tradizione musicale locale preesistente.
Durante il Seicento, nel corso del periodo di massimo splendore dei Pico, assistiamo ad un’intensa attività di promozione culturale e musicale che gravita attorno alla cappella di corte, ma che ha espressione anche in feste religiose o popolari in occasione di nozze di nobili, feste religiose, passaggi di re o principi.
Anche nel settecento, nonostante la caduta della dinastia dei Pico, la musica mirandolese mantiene una certa vitalità: si suona nelle chiese e nei monasteri, nei palazzi nobiliari e in occasione di particolari festività. Il settecento si chiude a Mirandola con l’apertura del Teatro “Greco” destinato ad ospitare commedie e tragedie, ma, soprattutto, l’opera in musica.

LA CONQUISTA NAPOLEONICA E LA PRIMA BANDA A MIRANDOLA

Nel 1796 Napoleone occupa tutta l’Italia settentrionale portando gli ideali nuovi della Rivoluzione Francese.
Il Ducato di Modena e la città di Mirandola entrano a far parte della Repubblica Cisalpina.
Come già in Francia, anche in Italia le idee della Rivoluzione hanno bisogno di un apparato propagandistico, di feste, di cerimonie pubbliche per coinvolgere politicamente ed emotivamente i “cittadini”.
Nel corso di feste popolari e cerimonie pubbliche sul modello parigino, piccole fanfare e bande militari intonano marce, inni, canti rivoluzionari come “La Carmagnola” e la “Marsigliese” stimolando la spinta autonoma dei cittadini: alcuni musicisti mirandolesi fondano una “Accademia d’Istromenti da fiato” poi ribattezzata “Banda Militare” che è formata da cittadini di varia estrazione sociale e che rappresenta tutta la cittadinanza.
Questa apertura a tutte le fasce della popolazione si accompagna ad un progetto di diffusione della cultura musicale rivolta, soprattutto, ai giovani meno abbienti affermando così un binomio che caratterizzerà per molto tempo lo spirito dell’associazionismo bandistico: musica e promozione sociale.
Nel 1798 si formula un “Capitolato” che fissa regole e condizioni per un servizio pubblico (la banda) abbinata ad un’opera di civismo (l’educazione musicale dei giovani).

DALLA BANDA MILITARE ALLA BANDA FILARMONICA

La Caduta di Napoleone e la Restaurazione che ne segue sanciscono un ritorno ai vecchi equilibri politici, sociali, territoriali dell’Europa pre-Rivoluzione Francese.
Tuttavia, non tutto viene travolto dal vento restauratore: le bande musicali, cambiati i simboli, il repertorio e le divise, continuano la loro attività.
A Mirandola, nei primi decenni dell’ottocento, la banda perde progressivamente le sue connotazioni militari e assume una precisa funzione civica, prendendo il nome, nel 1837 di “Banda Filarmonica”.
La banda ha un compito preciso: rappresentare la città nel corso di celebrazioni ufficiali o feste popolari, ma mantiene un’attenzione specifica nei confronti dei giovani poveri che vengono avviati allo studio della musica e al futuro ruolo di musicisti della banda stessa, il che consente loro un discreto guadagno.
La banda di Mirandola, in questo periodo, è in crescita: sono frequenti le sue uscite fuori città, nel mantovano, nei paesi limitrofi e anche nella capitale del ducato, Modena. Nei paesi vicini, ad imitazione di quella di Mirandola, sorgono numerose bande.

L’ ORGANIZZAZIONE DELLA BANDA NELL’ OTTOCENTO

I rapporti tra la banda e il Comune, nell’ottocento, sono sanciti dai “Capitolati”, i primi dei quali sono stipulati nel 1798 e nel 1825, ma solo in quello del 1837 viene introdotta una figura che sarà essenziale in tutta la tradizione bandistica: il maestro Direttore di banda, polistrumentista, compositore, responsabile dell’istruzione dei giovani musicisti, della qualità dell’esecuzione e della scelta del repertorio.
E’ un musicista molto qualificato, fornito di una solida preparazione musicale, teorica e pratica. A Mirandola il Comune ricompensa il maestro con un discreto stipendio, l’alloggio gratuito e la possibilità di prendere allievi privati a pagamento

IL REPERTORIO OTTOCENTESCO: BANDA E MELODRAMMA

Nella prima fase dello loro storia le bande eseguono marce militari, ma nell’ottocento vi è un incremento del repertorio che si estende ad altri generi: valzer, polke, ma soprattutto il genere caratteristico della musica italiana, il melodramma.
Il melodramma è lo spettacolo più amato dal pubblico di tutte le classi sociali e il connubio con la Banda costituiscono uno dei fenomeni più caratteristici del costume musicale dell’Italia ottocentesca.

LA BANDA DI MIRANDOLA NELLA SECONDA PARTE DELL’ OTTOCENTO

Dopo il 1861, acquisita l’unificazione politica dell’Italia, bisognava, come si disse, “fare gli Italiani”, cioè rendere unito questo popolo dal punto di vista culturale.
La banda, con la sua partecipazione alle feste popolari e alle celebrazioni collettive, ma soprattutto col suo repertorio musicale “trasversale” che toccava, per esempio con l’esecuzione di brani trascritti dal melodramma, i gusti di tutti gli Italiani, contribuì non poco a realizzare questo obiettivo. A Mirandola la “Banda Nazionale Municipale” è alle dipendenze della locale Guardia Nazionale e del sindaco della città, il Maestro direttore di Banda porta i gradi di sottotenente e il Capo Banda, cioè il musicista più anziano e rappresentativo, quelli di sergente.
Nel 1871 il complesso tornerà a chiamarsi Comunale. Gli anni che portano alla fine del secolo vedono, pur tra alterne vicende, un costante sviluppo della banda sentita ormai come una delle istituzioni irrinunciabili della città: elemento di prestigio cittadino, amata dai mirandolesi, legata alla locale scuola di musica che fornisce a getto continuo giovani musicisti. Alla fine del secolo la Banda Comunale di Mirandola è una delle migliori della provincia.

LA SCUOLA DI MUSICA DI MIRANDOLA

La scuola di musica a Mirandola nasce insieme alla Banda Militare nel 1797 e nel suo sviluppo rimarrà sempre legata ad essa.
Alcuni elementi cardine contraddistinguono da subito la scuola: la gratuità dell’insegnamento e l’attenzione verso i giovani poveri della città; alla base di ciò si può leggere, da un lato, l’esigenza di disporre con buona continuità di giovani strumentisti e, dall’altro, un’attenzione alla promozione sociale dei ceti meno abbienti. La comunità, attraverso la scuola di musica prima e la banda, poi, può distogliere i giovani dall’ozio e dalla povertà insegnando loro un mestiere dignitoso, abituandoli alla vita sociale e utilizzandoli in un’attività di pubblica utilità: la pratica bandistica. Dopo l’unità d’Italia comincia per la scuola un periodo di crescita dettato anche dalle nuove esigenze della banda, ma legato anche alle crescenti risorse che il governo mette a disposizione per la scolarizzazione e l’istruzione pubblica.
Nel 1868 la scuola di musica si riorganizza completamente: ferma restando la gratuità dell’istruzione, si procede alla realizzazione di un modello simile al Conservatorio statale che accetta, per la prima volta, l’iscrizione delle “fanciulle”.
Con questa impostazione la scuola di musica conosce un periodo di grande efficienza che arriva fino alla vigilia della Grande Guerra.
Chiusa nel 1915 e riaperta brevemente nel 1927/28, la Scuola di musica seguirà le vicende tragiche dell’Italia fino alla fine del secondo conflitto mondiale. Ritroverà una stabilità organizzativa e didattica nel primo dopoguerra in un’Italia completamente nuova.

DAL 1900 ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Direttore della Banda dal 1902 fino al 1908 è il livornese M° Giuseppe Nenci che riesce grazie alla sue doti musicali a trascinare i membri del gruppo in una realtà musicale di gran livello. Riesce infatti a partecipare prima nel 1903 al Concorso di Ferrara ottenendo il primo posto poi al concorso di Rimini nel 1904 ottenendo anche in questa occasione la prima posizione.
Altra sorte riserva invece la terza esperienza avvenuta nel 1906 al prestigioso Concorso di Milano nella quale il gruppo ottiene con un diploma di merito il secondo posto.
Viene a mancare l’appoggio economico del Comune per quanto riguarda le spese di trasferta, che comunque vengono sostenute in proprio dai musicisti, ma più che altro pesa la decisione del Sindaco di sciogliere la Banda in seguito alle proteste organizzate contro l’amministrazione stessa.
Gli anni che effettivamente segnano il passo alla Banda sono comunque alle porte. Sia per mancanza di direttori abili a mantenere il livello dei loro predecessori che per i mutati gusti del pubblico che preferisce i nuovi stili musicali come il jazz, i balli americani e la canzone italiana, la Banda perde, con il suo repertorio sinfonico e melodrammatico, quell’aspetto tradizionale di creatività e didattica.
Il Comune rifonda il gruppo musicale senza prevedere uno stanziamento economico fisso chiamandolo di volta in volta in base alle necessità e ben presto si arriva nuovamente al tracollo tanto che nell’estate del 1914 si deve ricorrere alla Banda di Modena.
La rinascita libera del gruppo musicale viene ulteriormente ostacolata dall’avvento del fascismo che vede in cattiva luce anche il semplice stile associazionistico della Banda, poiché non inquadrato all’interno del partito.
Comunque la trasformazione diventa operativa dal 1929 quando si costituisce a Mirandola una “Banda della Legione Fascista” tornando così alla realtà dell’800 della banda militare.
Nel 1938 si recupera la formazione civile del gruppo e si dà vita alla “Banda del Dopolavoro” che dovrà lasciar spazio, suo malgrado, alla seconda guerra mondiale.
Le note rimarranno mute fino alla Liberazione nel 1946.

DAL 1945 AD OGGI

Il periodo più buio negli ultimi 100 anni vissuto tra la prima e la seconda guerra mondiale segna la necessità immediata di ricostruire materialmente e moralmente il tessuto vitale di Mirandola e non a caso si rende vivo il bisogno di ricomporre una realtà nella quale libere persone potessero incontrarsi senza plagi ideologici e politici come la Banda e la Scuola comunale di musica.

L’arduo compito viene avventurosamente affrontato nel 1945 dal maestro Serafino Giglioli, certamente una delle figure più umili e carismatiche, che assumerà la direzione della Scuola di musica e della Banda . Rinsaldando con pazienza e cura il tessuto di base di queste due strutture fornirà per circa 23 anni un’opera di sicuro prestigio.

Nel 1968 il Maestro Renzo Chiozzini succede all’opera di ricostruzione del suo stimato predecessore e fino all’anno 1977 porta a compimento l’opera di sviluppo dell’organico e di crescita del repertorio musicale bandistico fino ad allora decisamente carente.
Il rinnovamento dell’attività concertistica nonché il suo dinamico avvicendarsi saranno il motivo conduttore dei suoi anni di direzione. E’ d’obbligo ricordare che nel 1975 la Banda assume il nome di “Filarmonica G.Andreoli” in onore dell’ illustre musicista e compositore mirandolese Guglielmo Andreoli autore di opere teatrali, messe, romanze, composizioni per grande e piccola orchestra, opere da camera e per pianoforte attivo negli ultimi vent’anni dell‘800.

In seguito ad un breve periodo di circa un anno condotto da Maestro Rino Polacchini, a partire dal 1979 la Filarmonica viene diretta dal Maestro Mirco Besutti che, seguendo l’esempio dei suoi predecessori, ne sviluppa abilmente le potenzialità e la dirige fino al 1996. La costanza e la cura utilizzata nell’insegnamento verso i giovani della Scuola comunale di musica sono le motivazioni principali che portano al miglioramento dell’organico della Filarmonica e all’aggiornamento del repertorio in chiave moderna.
Decisamente consapevole che il confronto con altre realtà musicali è indispensabile per una crescita stimolante del gruppo, il Maestro Besutti avvicina di nuovo la Filarmonica ai concorsi bandistici, ora però di livello internazionale, ottenendo ottimi risultati (1992 Siklos e 1995 Riva del Garda).

Questo filo conduttore viene mantenuto e sviluppato ulteriormente come obiettivo di crescita costante dal Maestro Gianni Malavasi succeduto nel 1996 e attualmente alla guida della Filarmonica che, oltre a repertori sempre più dedicati ai gruppi a fiato, si è avvalso della collaborazione di illustri Maestri direttori. Consapevole della continuità qualitativa necessaria alla sopravvivenza del gruppo anche il Maestro Malavasi ha scelto di avvicinarsi alle realtà internazionali e partecipando ai concorsi bandistici nel 2000 a Salsomaggiore, nel 2003 a Riva del Garda e nel 2008 a Strasburgo ha ottenuto brillanti risultati.

La possibilità di fruire delle capacità professionali, delle dotiumane e della presenza costante di abili insegnanti disponibili anche nelle condizioni più sfavorevoli è stata una caratteristica fondamentale che ha segnato tutti questi anni di vita del gruppo. Indispensabile come elemento di crescita qualitativa e di stabilità organizzativa è stato il legame stretto che ha sempre vincolato il Maestro direttore della Filarmonica alla Scuola di Musica assieme alla presenza di risorse umane di qualsiasi estrazione sociale aperte ad accrescere le proprie conoscenze musicali. Chiara negli intenti di volontarietà e di cultura, l’Associazione Filarmonica Cittadina G:Andreoli si è ricostituita nel maggio del 2003 come “Istituzione musicale autonoma ed indipendente senza scopo di lucro al fine di divulgare la cultura musicale favorendo le relazioni tra musicisti con propositi artistici, educativi e morali” annoverandosi così tra le associazioni del volontariato mirandolese. E’ d’obbligo ricordare che l’attenta e non commerciale gestione economica del gruppo negli ultimi trent’anni ha permesso ai Presidenti dell’Associazione di effettuare investimenti in strumentazione musicale, concorsi bandistici e trasferte concertistiche in Italia e all’estero, quest’ultime indispensabili soprattutto allo sviluppo dei rapporti umani e sociali fra realtà differenti.

Per maggiori approfondimenti sulla vita musicale a Mirandola nell’ Ottocento e nel Novecento è possibile leggere i seguenti lavori: Giacomo Gibertoni, Banda, scuola e maestri di musica a Mirandola dalla fine del Settecento ai giorni nostri, in “Quaderni della Bassa Modenese”, anno XIII, numero 1, San Felice sul Panaro, 1999. Giacomo Gibertoni, Gli Strinasacchi e la vita musicale a Mirandola nel primo Ottocento, nel volume Gli Strinasacchi illustri musicisti ostigliesi, Revere, 2005.